SOVERATO - LA REALTA' DEL CASO LE GIARE
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SOVERATO
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By Massimiliano Riverso
La vicenda è stata macchiata da un vortice incontrollabile di eventi.
L’iter burocratico, la trafila politica associata alle innumerevoli perizie e valutazioni di eruditi esperti in materia sia nell’ambito geologico che meteorologico, hanno reso “il Caso Le Giare” uno degli emblemi nazionali della perenne carenza di giustizialismo.La valutazione scientifica finale elaborata dall’ultima commissione di ingegneri e geologici, i quali sono noti alle cronache per l’assenza di sufficiente interesse alla causa “Le Giare”, ha decretato la non prevedibilità dell’evento.
Dal punto di vista ambientale, il fenomeno risulta non prevedibile e di difficile inquadratura tecnica, in quanto studi idrogeologici hanno evidenziato un tempo di ritorno di circa 1000 anni, che in percentuali statistiche corrisponde all’0,8% della probabilità che l’evento avvenga in futuro. Paradossalmente il fato contribuì allo sviluppo dell’onda di piena., poiché per effetto delle anomale condizioni meteo il Basso Jonio si trasformò in una mini area tropicale ove peculiari e letali sono gli scontri tra sistemi di bassa pressione a circolazione antioraria ed una fascia di aria calda che sostava stabilmente nella nostra area per l’intero periodo estivo. L’effetto primario delle rare condizioni meteorologiche è dato da una circolazione convettiva stabilitasi repentinamente nella nostra area, che causò una sorta di diluvio universale in ogni angolo della Calabria con danni stimati attorno ai 1000 miliardi, in base alla valutazioni degli effetti su persone e cose intrinseche al rischio idrogeologico.
Il fenomeno di esondazione avvenuto prende il nome di flash flood, ovvero si tratta di una piena improvvisa innescata da precipitazioni copiose e intense in bacini idrografici limitati, quale l’idrografia del Torrente Beltrame, noto per il suo perenne carattere stagionale e per l’assenza duratura di acqua durante l’arco dell’anno solare. Tale tipologia di dissesto è tipica della geomorfologia calabra, dove bacini a carattere torrentizio favoriscono eventi di tale entità e devastazione se non supportati da una adeguata zonazione delle aree in base alle classi di rischio, opportunamente studiate e presenti nel PAI.
Ulteriori elementi che potrebbero portare il giudice nell’assoluzione dei presunti rei concatenati all’evento è la forte siccità che ha colpito l’aria circostante lo spartiacque del torrente Beltrame, che privo del solito manto erboso che tappezza gli uliveti ed i pioppi circostanti ha favorito l’erosione concentrata e diffusa del suolo, incrementando esponenzialmente il trasporto solido di sedimenti da parte del torrente in piena.
La lunga disamina tecnica ci trasporta però sulle note dolenti che sanciscono la presunta colpevolezza degli imputati.
In primis nonostante il permesso a carattere temporaneo concesso per motivi precauzionali dall’autorità locali al noto “Campeggio Le Giare”, l’insediamento della remota e attiva struttura turistica risultava erroneo, in quanto posto all’interno del manufatto che fungeva da argine protettivo all’esondazione. In secondo luogo la mancata regimentazione e tutela degli impluvi, saturi di RSU che nell’arco di tempo di poche ore hanno creato una diga superficiale con successiva rottura dell’argine e deviazione difficilmente prevedibile nei depositi fluviali ove era ubicato il Camping.
A tal proposito i comuni della zona risulteranno illibati oppure in alternativa pagheranno il giusto dazio per la mancata responsabilità ambientale?
In realtà il tavolo degli imputati dovrebbe essere più ampio, poiché i singoli processati rappresentano esclusivamente gli espiatori di una buona fetta della popolazione indigena, arcinota per l’assenza di cultura ambientale e per la tendenza a depositare sfridi di demolizione, RSU e aggregati vari nelle caratteristiche “timpe” che contornano l’orografia dei paesini calabresi.
Lo studio dell’evento ha toccato il profondo della mia anima sino ai reparti maggiormente sensibili del cuore, soprattutto gli strazianti racconti dei sopravvissuti i quali sostenuti a stento da “zattere di fortuna”, quali tetti, alberi, roulotte osservavano inermi i corpi dei loro amici e familiari trasportati dall’impeto del fangoso Torrente Beltrame. Ancora più tragica era la presenza di disabili e dei volontari dell’Unitalsi che difficilmente cancelleranno dalle loro memorie quel giorno irrazionale che ha costellato le loro vite.
La “malagestione ambientale”, i condoni, la trasformazione di terreni a rischio R4 in aree edificabili R1 sono nei che devono essere estirpati dal DNA amministrativo, spesso consenziente a collaborazioni gradite con imprenditori dalle tasche larghe e cittadini potenziali elettori.
Tuteliamo i cittadini, assicuriamo alla nostra prole un futuro più roseo e sicuro, sicuramente le anime scomparse alla foce del Beltrame sarebbero grati di tale dono.
Massimiliano Riverso
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